Storie e gastronomia: il “Peposo”, nato con la cupola di S. Maria del Fiore

Storie e gastronomia: il “Peposo”, nato con la cupola di S. Maria del Fiore

Storie e gastronomia: il “Peposo”, nato con la cupola di S. Maria del Fiore

Nella gastronomia toscana – e non solo, a dire il vero - troverete spesso piatti un tempo poveri, ma oggi divenuti delle vere leccornie. Ricette che si facevano con i pochi avanzi di una cucina già misera, sono oggi riproposti con tagli nobili e un risultato naturalmente migliore. Fra questi il “peposo”, piatto unico di muscolo di manzo cotto in coccio, pane abbrustolito, aglio, cipolla, sedano, pepe e “acquarello”, cioè il vino dei poveri, l’ultima torchiatura dell’uva fatta rifermentare con l’acqua. Tipico della zona fiorentina, si narra sia stato inventato per nutrire le maestranze che costruivano la cupola di Santa Maria del Fiore, ai tempi del Brunelleschi, perché necessita sì di una lunga cottura, ma non di molte attenzioni. Dopo alcune ore a fuoco lento, il peposo restituisce il suo gusto unico e inconfondibile. Potete raccontare questa storia ai vostri ospiti degustando il peposo di Edi, cotto a lungo a fiamma bassa, fatto oggi con carni di prima scelta e ottimo vino toscano. È solo da riscaldare per alcuni minuti prima di servirlo: il risultato, sfizioso e nutriente al tempo stesso vi parlerà ogni volta dell’arte fiorentina del Rinascimento.